“Siate orgogliosi di questa partita,
ragazzi, siatene orgogliosi”: il giornalista norvegese Kjetil Kroksæter
commenta la partita del Rosenborg contro il Celtic con parole carezzevoli per i
giocatori bianconeri. “Una grande pressione, un’atmosfera eccezionale: solo il
risultato è andato storto”, chiosa. Anche i giornalisti scozzesi venuti al
Lerkendal per seguire il match non fanno che dispensare complimenti: “Ci avevate
messo in difficoltà già all’andata, stasera la vostra pressione difensiva ci ha
davvero sorpreso”. Brendan Rodgers, mister del Celtic, chiude il coro con un
incoraggiamento: “Voglio vedere il Rosenborg ai gironi di Europa League: se lo
merita!” E insomma che vogliamo dire? Incontri una squadra quotata come il
Celtic, ci perdi nel doppio confronto per un solo gol di scarto dopo aver
tenuto la sfida in equilibrio per 160 minuti: come fai a non usare parole
indulgenti col Rosenborg?
André Hansen del Rosenborg para di tutto contro il Celtic: non basta la sua grande prestazione per passare il turno (foto da www.rbk.no) |
Forse il problema è proprio qui: dopo
l’ottimo 0-0 di Glasgow, il ritorno del terzo turno preliminare di Champions
League tra Rosenborg e Celtic va in scena al Lerkendal seguendo il medesimo
copione dell’andata. Squadre bloccate, Rosenborg attento fino allo sfinimento a
non concedere un centimetro più del necessario agli avversari, Celtic bloccato
che non sa dove andare a sbattere per raggiungere la porta avversaria. Una
bella performance, vero? Certo. Il guaio è che a questo livello le buone
perfomance non bastano. O meglio: bastano per ricevere i complimenti e per
sentirsi dire “il prossim’anno ce la farete”. Non per passare. E infatti è da
dieci anni che il Rosenborg ai gironi ci va l’anno prossimo, per fare una
battuta (l’ultima apparizione alla fase nobile di Champions risale al 2007). Se
qualsiasi altra squadra norvegese avesse fatto col Celtic quello che ha fatto
il Rosenborg in queste due sfide, ne saremmo usciti coi cappelli levati a
salmodiare osanna per questa squadra. Il Rosenborg, però, ha velleità di
protagonismo europeo. E per raggiungere questo obiettivo, il “compitino”, neppure
se svolto davvero molto bene come contro il Celtic, non basta più.
Serve qualcosa di più. Serve più
coraggio, serve meno timore, serve provarci un po’ di più. È vero che il gol di
James Forrest al 69° della contesa del Lerkendal è stato quasi fortuito e tutto
sommato non meritato dal Celtic (una ripartenza conclusa da un bolide che ha
colpito la parte inferiore della traversa passando da chissà dove, imparabile
per il pur suntuoso André Hansen), ma è anche vero che siamo in Champions e in
Champions funziona così: se non pungi, ti pungono gli altri. E il Rosenborg non
ha punto. Ha imbrigliato un Celtic che è uscito dal Lerkendal sudato come dopo
una fatica erculea e animato dalla speranza di tornare a mettere piede a
Trondheim il più tardi possibile, ma alla fine alla prima occasione buona (che
tanto buona non era nemmeno, Forrest è stato bravissimo a realizzare) l’ha
messa dentro. Il Rosenborg a metterla dentro non ci si è nemmeno avvicinato: ha
dato la sensazione di poter provare a trascinare lo 0-0 fino ai rigori per poi
provare a vincerla lì, ma di poter battere in 90 minuti (o almeno in 120) il
Celtic non è mai sembrato realmente in grado. Per una squadra che vuol essere
protagonista in Europa, è un po’ poco.
Poi, per carità, il Celtic è forte e
perderci in modo così risicato è più che onorevole. Tuttavia, la squadra di
Glasgow è sembrata molto meno forte di quanto ci aspettassimo da lei, sarà la
preparazione un po’ indietro, saranno state le assenze (il forte Leigh
Griffiths ha saltato l’andata e giocato solo l’ultima mezz’ora del ritorno, e
sarà un caso ma dieci minuti dopo il suo ingresso il Celtic ha segnato), sta di
fatto che il Celtic ha dato mostra di poter mostrare il fianco al Rosenborg, di
poter essere battuto, di non essere di un altro pianeta. Se c’è stata una volta
in cui il Rosenborg poteva battere il Celtic, era questa. E il Rosenborg non l’ha
fatto.
Poi, la regola dei gol in trasferta ha
chiuso la gara al gol di Forrest: mancavano venti minuti e al Rosenborg non
bastava più nemmeno il pareggio, a quel punto servivano due reti, farle era
quasi impossibile. Tant’è che i ragazzi di Trondheim, pur senza costruire occasioni
clamorose, hanno lasciato qualche spiffero dietro che il Celtic ha sfruttato
senza farsi pregare per portare minacce insidiosissime alla porta di Hansen,
costretto a trasformarsi nell’Uomo Ragno per fare un paio di parate che hanno
fatto sbucciare le mani dei tifosi norvegesi a furia di applausi. Finisce 0-1 e
va bene così: lo 0-2 per il Celtic sarebbe stato troppo, l’1-1 forse sarebbe
stato più giusto ma non sarebbe servito a nulla, il 2-1 per il Rosenborg è
sembrato quasi impossibile che si potesse raggiungere. Andate in pace, la messa
è finita.
Che poi la corsa europea del Rosenborg
non si ferma nemmeno qui. Ora c’è la “consolazione” dei playoff di Europa
League. Certo, superando il turno di Champions, ci sarebbero stati i playoff
del “piano superiore” che garantivano l’accesso almeno ai gironi di Europa
League in caso di sconfitta. Ora invece niente è garantito, e i gironi sono
tutti da conquistare. I fausti auspici di Brendan Rodgers non devono essere
stati molto ascoltati dal fato, che ha abbinato il Rosenborg all’Ajax. Se vi
pare di aver già sentito questo nome da qualche parte, sì, parliamo proprio
della squadra finalista dell’Europa League dell’anno scorso (nonché di quel
club che tra l’altro ha vinto la Coppa dei Campioni quattro volte)...
Finisce invece la corsa dell’Odd,
anche qua tanti complimenti ma avanti ci vanno quegli altri. Ma con la Dinamo
Zagabria era veramente difficile, e anche in questo caso aver mantenuto il gap
a un solo gol di svantaggio nel computo complessivo di andata e ritorno è un
grande risultato: dopo la sconfitta per 1-2 in Croazia, l’Odd impatta 0-0 alla
Skagerak Arena e si prende gli applausi dei tifosi. Peccato perché non si può
dire che l’Odd non ci abbia provato: ha attaccato a testa bassa e avuto molte
occasioni (tra cui una traversa di Olivier Occean). Lo spagnolo Daniel Olmo,
che entra in campo per la Dinamo Zagabria al 75° e si fa espellere all’86°, è
la variabile impazzita che prova a dare una chance in più ai norvegesi, ma
siamo quasi a fine gara e la Dinamo resiste. Finisce 0-0, risultato
sorprendente per quanto visto in campo, ma alla fine la Dinamo continua il
cammino europeo mentre per l’Odd il viaggio finisce qui.
Champions
League
3° turno di qualificazione, ritorno
2
agosto 2017
Trondheim,
Lerkendal Stadion, ore 20:45
Rosenborg-Celtic
Glasgow (Scozia) 0-1 (0-0) [and. 0-0, tot. 0-1]
Reti:
69°
James Forrest
Europa
League
3° turno di qualificazione, andata
3
agosto 2017
Skien,
Skagerak Arena, ore 18:30
Odd-Dinamo
Zagabria (Cro) 0-0 [and. 1-2, tot. 1-2]
Espulso:
86°
Daniel Olmo (D)
Direi commento giustissimo, Rosenborg che all'andata si è comportato bene ma che al ritorno avrebbe dovuto adottare una tattica diversa secondo me... Tanti applausi ma contro un Celtic così con diversa gente infortunata si poteva passare.
RispondiEliminaAdesso Ajax, la vedo non dura ma di più...
Già, il sorteggio non ci ha dato una mano...
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