giovedì 4 agosto 2016

Champions League 2016/17, ritorno 3° turno preliminare: in cauda venenum, il Rosenborg crolla nei minuti di recupero ed è fuori

Sapevamo che il ritorno del terzo turno di Champions League a Cipro sarebbe stata una delle dodici fatiche di Ercole, ma di certo non sapevamo che l’aereo Trondheim-Nicosia avrebbe portato i ragazzi di coach Kåre Ingebrigtsen sull’orlo del baratro, e cono loro un po’ tutto il movimento calcistico norvegese, al quale forse sarebbe opportuna una grossa riflessione. Si perché questo ennesimo passo a vuoto, oltre a non portare squadre del paese in Champions League, come del resto avviene dall’ormai lontano 2008, non rappresenta che l’ennesima caduta recente di questa federazione, che segue a stretto giro di posta i tracolli di Strømsgodset e Odd – per non parlare di quanto combinato pochi mesi fa dalla nazionale di Per-Mathias Høgmo. Insomma, questo non è il classico albero che cadendo fa più rumore della foresta che cresce, è piuttosto l’ennesimo segnale di allarme di una scuola calcistica che non riesce più a esprimere un potenziale competitivo con il resto d’Europa.

Un’immagine della sfida tra APOEL e Rosenborg (foto da www.apoelfc.com.cy)



Torniamo però a noi, alla partita di Nicosia di martedì. Già alle ore 18:15, quando a tre quarti d’ora dal fischio di inizio vengono diramate le formazioni ufficiali della partita, si capisce, dalla tattica dell’APOEL, che ci attende un’altra musica rispetto a quella di Trondheim della settimana scorsa, con i gialloblù che, abbandonato il vecchio e sterile 4-5-1 e con il ritorno di Tomás De Vincenti in mediana, si schierano con un ben più offensivo 4-3-3, in cui il pimpante Georgios Efrem, che all’andata da subentrato aveva dato una ventata di freschezza al gioco dei suoi, sostituisce il brasiliano Vander come ala destra, e va ad affiancare Perios Soteriou e Giannis Gianniotas per completare un agguerrito tridente. Del resto, ricordiamolo, l’1-2 subìto all’andata obbliga i padroni di casa a vincere per passare il turno.

Dalla sua, il Rosenborg conferma il classico 4-3-3 senza cambiare alcun undicesimo della squadra: in attacco ci si affida a Christian Gytkjær e alle propulsioni di Yann-Erik de Lanlay e di Pål André Helland.

La partita inizia subito male per i bianconeri che sbagliano l’approccio concedendo in mezz’ora un paio di palloni pericolosi ai ciprioti, i quali non sono però bravi a concretizzare: al 13° De Vincenti buca centralmente la difesa, Efrem riceve tutto solo davanti al portiere ghanese Adam Larsen Kwarasey ma prova un improbabile cucchiaio che finisce troppo alto. Poco dopo, al 16°, è Giannis Gianniotas a provare la bordata dai 25 metri: il pallone che viene respinto da Kwarasey, bravo a non farsi ingannare da un insidioso rimbalzo.

L’unica vera azione del match il Rosenborg ce l’ha al minuto 22: Helland si smarca sulla fascia destra e prova il cross, che però prende una beffarda traiettoria ad uscire e sbatte sul montante, mentre il portiere Boy Waterman ormai battuto può solo stare a guardare.

Al 38° i ciprioti rispondono con un cross dalla destra, sul quale Efrem di testa rimette la sfera in mezzo dove però, per fortuna del Rosenborg, non c’è nessuno: si resta sullo 0-0.

Nel secondo tempo lo spartito non cambia, e Afrodite continua a cantare per i suoi uomini: a questo canto risponde proprio lo storico capitano, Nektarios Alexandrou, che al 51° prende l’incrocio dei pali calciando col mancino. Al 67° ancora “Nektarios” imbecca Perios Soteriou, che di testa fa sibilare il pallone di poco fuori dal palo destro.

Un minuto dopo, su cross di Jonas Svensson, l’ex Rennes Anders Konradsen si fionda in area e con un elegante piatto destro prova a segnare, ma Waterman è attento e la mette in calcio d’angolo con una prodezza che lascia incredulo il norvegese, il quale sembrava già pronto a scegliere l’esultanza da adottare per festeggiare la rete.

Al 70° a doversi ricacciare in gola il grido di gioia sono invece i ciprioti, allorché viene annullato un loro gol: Tomas De Vincenti, bravo a eludere due giocatori avversari, tarda nel passaggio, tanto che il suo pur pregevole scavetto, nonostante consenta a Perios Soteriou di segnare con un destro al volo, viene vanificato dall’inesorabile trappola del fuorigioco, azionata col giusto timing dalla difesa norvegese.

Passano altri venti minuti, i venti minuti che ci portano al 90°, e la partita è ancora sullo 0-0, risultato che consente al Rosenborg di passare il turno, seppure immeritatamente. Ma le partite non finiscono al 90°, finiscono al fischio finale, soprattutto in Europa: se il Rosenborg l’ha dimenticato, ci pensa l’APOEL a ricordarglielo... Al minuto 91, il neo entrato Vander, vede con la coda dell’occhio l’inserimento sul centro-destra di Giannis Gianniotas, che è bravo a buttarsi a corpo morto per insaccare facilmente con la punta del piede destro.

Ed è 1-0. Quanto costruito dal Rosenborg in 180 minuti di gioco crolla di schianto come un castelli di sabbia sulla spiaggia, sopraffatto dalla veemenza dei flutti di un mare che si risveglia in tempesta dopo una lunga bonaccia.

Non restano che pochi minuti di recupero ai norvegesi per provare di agguantare per i capelli un pareggio che consentirebbe comunque il passaggio del turno. Al 96° però è ancora l’APOEL a suonare la carica: su un’altra respinta fallita del Rosenborg, il solito Vander è bravo a prendere la palla vagante e a scaricare un sinistro di rara potenza sotto il sette – 2-0, Rosenborg totalmente in blackout e alle corde.

Eppure, anche se nella clessidra della partita non restano che pochi granelli di sabbia, un gol consentirebbe ai norvegesi di raggiungere almeno i supplementari. Ma il Rosenborg proprio non c’è più: al 99° (recupero infinito: si è perso molto tempo sui gol), su un errore della difesa bianconera, De Vincenti, senza pensarci troppo su, spara al volo un destro letale che si insacca per la terza rete. Game, set, match.

Dieci minuti spesso possono sembrare a tutti noi un lasso di tempo irrisorio, che non permette di far realizzare nulla di importante: eppure in dieci minuti il Rosenborg è passato dal paradiso all’inferno, in questi inesorabili dieci minuti che hanno punito i norvegesi e hanno premiato chi ha dimostrato, seppur senza stelle nel suo roster, di tenere di più alle stelle della Champions.

D’altra parte, non è successo nulla di imprevedibile e noi stessi su queste pagine lo avevamo scritto più volte: distrazioni e giri a vuoto nei contesti più prestigiosi non se li possono permettere nemmeno le squadre più forti, figuriamoci quelle norvegesi. Il Rosenborg era stato in qualche modo avvertito, sia nella trasferta a Norrköping (persa per 3-2 dopo essere stato in vantaggio 2-0), sia nella partita di andata proprio coi ciprioti (dove una partita che poteva essere vinta 3-0 è finita 2-1 e per poco non è terminata 2-2), in merito alla necessità di non poter pensare di sopravvivere a lungo in questa competizione se non giocando senza mai concedersi cali.

Il Gsp Stadium di Nicosia è una bolgia: quasi per caso gli scandinavi, nonostante un gioco sterile e timoroso, stavano per farla franca, ma il calcio non è una scienza esatta e può sempre succedere di tutto, anche che ti venga tolto ciò che ti era stato donato, e che questo succeda proprio quando pensavi di avercela ormai fatta. Per evitare che i capricci del caso possano combinare queste frittate, l’unico modo è mettere in salvo il risultato segnando più gol, e giocando meglio.

Il fatto che una sconfitta così dolorosa e pesante arrivi contro una squadra di terza-quarta fascia del corollario europeo è ancora di più sintomo di un calcio norvegese in piena regressione, che dopo gli allori del grande Rosenborg di ormai una quindicina di anni fa non ha combinato che le poche cose realizzate grazie all’estemporaneità di alcune prestazioni sopra le righe, come quella del Molde nella passata stagione di Europa League. E non si può fare a meno di chiedere cosa porti a questa differenza di intenti e di gioco. L’innalzamento del livello generale è davvero un problema o è tutta questione di mentalità? E, soprattutto, come si passa da un pimpante Molde, qualificato primo nel suo raggruppamento in Europa League pochi mesi fa, a un Rosenborg così apatico?

Fatto sta che a oggi, agosto 2016, la Norvegia si ritrova senza nessuna squadra nel tabellone dei playoff di Champions League, cosa che già di per sé sarebbe stata motivo di orgoglio, e con il difficile sorteggio a cui sarà sottoposto lo stesso Rosenborg per i playoff di Europa League. Per carità, dovesse poi arrivare una qualificazione ai gironi della seconda competizione europea, non ci lamenteremmo, ed essa potrebbe in qualche modo “raddrizzare” una stagione europea nella quale le norvegesi per ora stanno raccogliendo soltanto grosse delusioni. Non smettiamo quindi di sperare, ma non possiamo fare altro che notare che i segnali che stanno arrivando da queste sfide sono tutt’altro che incoraggianti, e che quanto fatto finora non basta per pensare di fare di meglio. Ci vuole di più: riuscirà il Rosenborg, nelle due settimane che ci separano dai playoff di Europa League, a ritrovare il bandolo della matassa e affrontare in modo dignitoso questo impegno?





Champions League 
Terzo turno preliminare 
Ritorno, 2 agosto 2016 

Nicosia (Cipro), GPS, ore 19 (ore 20 locali) 
APOEL Nicosia (Cip)-Rosenborg 3-0 (0-0) [and. 1-2, tot 4-2]
91° Giannis Gianniotas, 96° Vander, 99° Tomás De Vincenti.


2 commenti:

  1. Deluso e molto dispiaciuto, vero che l'Apoel ha meritato di vincere la gara di ritorno, ma come all'andata se il Rosenborg ha subito un gol immeritatamente anche se il ritorno fosse finito 0-0 non cera niente da dire.
    Il problema e' che come al solito la squadra di Trondheim non riesce proprio a stare concentrata fino al fischio finale, primo gol preso per un errore mi pare di Svensson (corregimi se sbaglio) che regala, nella propria metacampo, il vantaggio dei ciprioti, poi gli altri due alla fine sono nati perche' il Rosenborg non ci ha capito piu' molto in poche parole.
    Purtroppo i ragazzi di Ingebrigtsen sono ancora "poco maturi" per affrontare queste sfide a questi livelli (non che l'Apoel sia uno squadrone, anzi lo ritengo inferiore al Rosenborg, ma hanno una mentalita' diversa, proprio come dici tu in questo articolo piu' da Europa).
    Per quanto riguarda il calcio norvegese purtroppo rispetto ad altri campionati e' di basso profilo, a parte il Rosenborg vedo tutte le altre squadre troppo inferiori per poter fare la voce grossa in Europa; l'anno scorso il Molde ha giocato un gran calcio, ma puo' succedere un anno buono che fai bene (vedi lo stesso Apoel in Champions che arrivo' ai quarti), ci vorrebbe piu' continuita' almeno di una squadra norvegese che arrivi ogni anno ai gironi o di Champions o di Europa League.
    Adesso speriamo che il Rosenborg arrivi almeno ai gironi di Europa League, e chissa' che prima o poi riesca a maturare come squadra, piu' prima che poi si spera...

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    1. Lo avevamo detto più volte, anche nei nostri commenti: i Rosenborg poteva andare avanti solo senza concedersi distrazioni... I disastrosi minuti di recupero di Nicosia dimostrano che avevamo ragione...
      Sono d'accordo con la tua analisi, speriamo che ora con l'Austria Vienna (avversario forte, ma che di certo non è il Barcellona...) il Rosenborg abbia imparato la lezione!

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