Sapevamo che il ritorno del terzo
turno di Champions League a Cipro sarebbe stata una delle dodici fatiche di
Ercole, ma di certo non sapevamo che l’aereo Trondheim-Nicosia avrebbe portato
i ragazzi di coach Kåre Ingebrigtsen sull’orlo del baratro, e cono loro un po’
tutto il movimento calcistico norvegese, al quale forse sarebbe opportuna una
grossa riflessione. Si perché questo ennesimo passo a vuoto, oltre a non
portare squadre del paese in Champions League, come del resto avviene dall’ormai
lontano 2008, non rappresenta che l’ennesima caduta recente di questa
federazione, che segue a stretto giro di posta i tracolli di Strømsgodset e Odd
– per non parlare di quanto combinato pochi mesi fa dalla nazionale di
Per-Mathias Høgmo. Insomma, questo non è il classico albero che cadendo fa più
rumore della foresta che cresce, è piuttosto l’ennesimo segnale di allarme di
una scuola calcistica che non riesce più a esprimere un potenziale competitivo
con il resto d’Europa.
Un’immagine della sfida tra APOEL e Rosenborg (foto da www.apoelfc.com.cy) |
Torniamo però a noi, alla partita di
Nicosia di martedì. Già alle ore 18:15, quando a tre quarti d’ora dal fischio
di inizio vengono diramate le formazioni ufficiali della partita, si capisce,
dalla tattica dell’APOEL, che ci attende un’altra musica rispetto a quella di
Trondheim della settimana scorsa, con i gialloblù che, abbandonato il vecchio e
sterile 4-5-1 e con il ritorno di Tomás De Vincenti in mediana, si schierano
con un ben più offensivo 4-3-3, in cui il pimpante Georgios Efrem, che
all’andata da subentrato aveva dato una ventata di freschezza al gioco dei suoi,
sostituisce il brasiliano Vander come ala destra, e va ad affiancare Perios
Soteriou e Giannis Gianniotas per completare un agguerrito tridente. Del resto,
ricordiamolo, l’1-2 subìto all’andata obbliga i padroni di casa a vincere per
passare il turno.
Dalla sua, il Rosenborg conferma il
classico 4-3-3 senza cambiare alcun undicesimo della squadra: in attacco ci si
affida a Christian Gytkjær e alle propulsioni di Yann-Erik de Lanlay e di Pål André
Helland.
La partita inizia subito male per i
bianconeri che sbagliano l’approccio concedendo in mezz’ora un paio di palloni
pericolosi ai ciprioti, i quali non sono però bravi a concretizzare: al 13° De
Vincenti buca centralmente la difesa, Efrem riceve tutto solo davanti al
portiere ghanese Adam Larsen Kwarasey ma prova un improbabile cucchiaio che
finisce troppo alto. Poco dopo, al 16°, è Giannis Gianniotas a provare la
bordata dai 25 metri: il pallone che viene respinto da Kwarasey, bravo a non
farsi ingannare da un insidioso rimbalzo.
L’unica vera azione del match il
Rosenborg ce l’ha al minuto 22: Helland si smarca sulla fascia destra e prova
il cross, che però prende una beffarda traiettoria ad uscire e sbatte sul
montante, mentre il portiere Boy Waterman ormai battuto può solo stare a
guardare.
Al 38° i ciprioti rispondono con un
cross dalla destra, sul quale Efrem di testa rimette la sfera in mezzo dove
però, per fortuna del Rosenborg, non c’è nessuno: si resta sullo 0-0.
Nel secondo tempo lo spartito non
cambia, e Afrodite continua a cantare per i suoi uomini: a questo canto
risponde proprio lo storico capitano, Nektarios Alexandrou, che al 51° prende l’incrocio
dei pali calciando col mancino. Al 67° ancora “Nektarios” imbecca Perios
Soteriou, che di testa fa sibilare il pallone di poco fuori dal palo destro.
Un minuto dopo, su cross di Jonas
Svensson, l’ex Rennes Anders Konradsen si fionda in area e con un elegante
piatto destro prova a segnare, ma Waterman è attento e la mette in calcio d’angolo
con una prodezza che lascia incredulo il norvegese, il quale sembrava già
pronto a scegliere l’esultanza da adottare per festeggiare la rete.
Al 70° a doversi ricacciare in gola il
grido di gioia sono invece i ciprioti, allorché viene annullato un loro gol:
Tomas De Vincenti, bravo a eludere due giocatori avversari, tarda nel passaggio,
tanto che il suo pur pregevole scavetto, nonostante consenta a Perios Soteriou
di segnare con un destro al volo, viene vanificato dall’inesorabile trappola
del fuorigioco, azionata col giusto timing
dalla difesa norvegese.
Passano altri venti minuti, i venti
minuti che ci portano al 90°, e la partita è ancora sullo 0-0, risultato che
consente al Rosenborg di passare il turno, seppure immeritatamente. Ma le
partite non finiscono al 90°, finiscono al fischio finale, soprattutto in
Europa: se il Rosenborg l’ha dimenticato, ci pensa l’APOEL a ricordarglielo...
Al minuto 91, il neo entrato Vander, vede con la coda dell’occhio l’inserimento
sul centro-destra di Giannis Gianniotas, che è bravo a buttarsi a corpo morto
per insaccare facilmente con la punta del piede destro.
Ed è 1-0. Quanto costruito dal
Rosenborg in 180 minuti di gioco crolla di schianto come un castelli di sabbia sulla
spiaggia, sopraffatto dalla veemenza dei flutti di un mare che si risveglia in
tempesta dopo una lunga bonaccia.
Non restano che pochi minuti di
recupero ai norvegesi per provare di agguantare per i capelli un pareggio che
consentirebbe comunque il passaggio del turno. Al 96° però è ancora l’APOEL a
suonare la carica: su un’altra respinta fallita del Rosenborg, il solito Vander
è bravo a prendere la palla vagante e a scaricare un sinistro di rara potenza
sotto il sette – 2-0, Rosenborg totalmente in blackout e alle corde.
Eppure, anche se nella clessidra della
partita non restano che pochi granelli di sabbia, un gol consentirebbe ai
norvegesi di raggiungere almeno i supplementari. Ma il Rosenborg proprio non c’è
più: al 99° (recupero infinito: si è perso molto tempo sui gol), su un errore
della difesa bianconera, De Vincenti, senza pensarci troppo su, spara al volo un
destro letale che si insacca per la terza rete. Game, set, match.
Dieci minuti spesso possono sembrare a
tutti noi un lasso di tempo irrisorio, che non permette di far realizzare nulla
di importante: eppure in dieci minuti il Rosenborg è passato dal paradiso all’inferno,
in questi inesorabili dieci minuti che hanno punito i norvegesi e hanno
premiato chi ha dimostrato, seppur senza stelle nel suo roster, di tenere di
più alle stelle della Champions.
D’altra parte, non è successo nulla di
imprevedibile e noi stessi su queste pagine lo avevamo scritto più volte:
distrazioni e giri a vuoto nei contesti più prestigiosi non se li possono
permettere nemmeno le squadre più forti, figuriamoci quelle norvegesi. Il
Rosenborg era stato in qualche modo avvertito, sia nella trasferta a Norrköping
(persa per 3-2 dopo essere stato in vantaggio 2-0), sia nella partita di andata
proprio coi ciprioti (dove una partita che poteva essere vinta 3-0 è finita 2-1
e per poco non è terminata 2-2), in merito alla necessità di non poter pensare
di sopravvivere a lungo in questa competizione se non giocando senza mai
concedersi cali.
Il Gsp Stadium di Nicosia è una bolgia:
quasi per caso gli scandinavi, nonostante un gioco sterile e timoroso, stavano
per farla franca, ma il calcio non è una scienza esatta e può sempre succedere
di tutto, anche che ti venga tolto ciò che ti era stato donato, e che questo
succeda proprio quando pensavi di avercela ormai fatta. Per evitare che i
capricci del caso possano combinare queste frittate, l’unico modo è mettere in
salvo il risultato segnando più gol, e giocando meglio.
Il fatto che una sconfitta così
dolorosa e pesante arrivi contro una squadra di terza-quarta fascia del
corollario europeo è ancora di più sintomo di un calcio norvegese in piena
regressione, che dopo gli allori del grande Rosenborg di ormai una quindicina
di anni fa non ha combinato che le poche cose realizzate grazie all’estemporaneità
di alcune prestazioni sopra le righe, come quella del Molde nella passata
stagione di Europa League. E non si può fare a meno di chiedere cosa porti a
questa differenza di intenti e di gioco. L’innalzamento del livello generale è davvero
un problema o è tutta questione di mentalità? E, soprattutto, come si passa da
un pimpante Molde, qualificato primo nel suo raggruppamento in Europa League pochi
mesi fa, a un Rosenborg così apatico?
Fatto sta che a oggi, agosto 2016, la
Norvegia si ritrova senza nessuna squadra nel tabellone dei playoff di
Champions League, cosa che già di per sé sarebbe stata motivo di orgoglio, e
con il difficile sorteggio a cui sarà sottoposto lo stesso Rosenborg per i playoff di
Europa League. Per carità, dovesse poi arrivare una qualificazione ai gironi
della seconda competizione europea, non ci lamenteremmo, ed essa potrebbe in
qualche modo “raddrizzare” una stagione europea nella quale le norvegesi per
ora stanno raccogliendo soltanto grosse delusioni. Non smettiamo quindi di
sperare, ma non possiamo fare altro che notare che i segnali che stanno
arrivando da queste sfide sono tutt’altro che incoraggianti, e che quanto fatto
finora non basta per pensare di fare di meglio. Ci vuole di più: riuscirà il
Rosenborg, nelle due settimane che ci separano dai playoff di Europa League, a
ritrovare il bandolo della matassa e affrontare in modo dignitoso questo
impegno?
Champions League
Terzo turno preliminare
Ritorno, 2 agosto 2016
Nicosia (Cipro), GPS, ore 19
(ore 20 locali)
APOEL Nicosia (Cip)-Rosenborg 3-0
(0-0) [and. 1-2, tot 4-2]
91° Giannis Gianniotas, 96° Vander,
99° Tomás De Vincenti.
Deluso e molto dispiaciuto, vero che l'Apoel ha meritato di vincere la gara di ritorno, ma come all'andata se il Rosenborg ha subito un gol immeritatamente anche se il ritorno fosse finito 0-0 non cera niente da dire.
RispondiEliminaIl problema e' che come al solito la squadra di Trondheim non riesce proprio a stare concentrata fino al fischio finale, primo gol preso per un errore mi pare di Svensson (corregimi se sbaglio) che regala, nella propria metacampo, il vantaggio dei ciprioti, poi gli altri due alla fine sono nati perche' il Rosenborg non ci ha capito piu' molto in poche parole.
Purtroppo i ragazzi di Ingebrigtsen sono ancora "poco maturi" per affrontare queste sfide a questi livelli (non che l'Apoel sia uno squadrone, anzi lo ritengo inferiore al Rosenborg, ma hanno una mentalita' diversa, proprio come dici tu in questo articolo piu' da Europa).
Per quanto riguarda il calcio norvegese purtroppo rispetto ad altri campionati e' di basso profilo, a parte il Rosenborg vedo tutte le altre squadre troppo inferiori per poter fare la voce grossa in Europa; l'anno scorso il Molde ha giocato un gran calcio, ma puo' succedere un anno buono che fai bene (vedi lo stesso Apoel in Champions che arrivo' ai quarti), ci vorrebbe piu' continuita' almeno di una squadra norvegese che arrivi ogni anno ai gironi o di Champions o di Europa League.
Adesso speriamo che il Rosenborg arrivi almeno ai gironi di Europa League, e chissa' che prima o poi riesca a maturare come squadra, piu' prima che poi si spera...
Lo avevamo detto più volte, anche nei nostri commenti: i Rosenborg poteva andare avanti solo senza concedersi distrazioni... I disastrosi minuti di recupero di Nicosia dimostrano che avevamo ragione...
EliminaSono d'accordo con la tua analisi, speriamo che ora con l'Austria Vienna (avversario forte, ma che di certo non è il Barcellona...) il Rosenborg abbia imparato la lezione!