“Con l’Apoel siamo stati orribili, ma neanche
con l’Austria Vienna avremmo meritato di vincere. E allora dobbiamo
semplicemente riconoscere che non siamo abbastanza forti per stare in Europa”.
Mastica amaro mister Kåre Ingebrigtsen, ma la sua desolazione è lucida e non indulge
a eufemismi: “Volevamo davvero partecipare alla fase a gironi, avremmo voluto a
tutti i costi essere migliori, eppure questa di oggi è una delle partite
peggiori che abbiamo giocato in casa, siamo terribilmente delusi!” Gli fanno eco
un po’ tutti – Elbasan Rashani: “Mi sento come se oggi fosse finita la mia
stagione”; Jørgen Skjelvik: “Mi assumo tutte le mie responsabilità per la
prestazione e il risultato di stasera”, e così via... I danesi Mike Jensen e Christian
Gytkjær ritengono che il Rosenborg dovrebbe ispirarsi all’esperienza del
Copenaghen che, anche se il campionato danese non è che sia straordinariamente
migliore di quello norvegese, è da qualche anno che ottiene buoni risultati, e
anche nella stagione in corso ha raggiunto quello che era l’obiettivo massimo
per il Rosenborg, ossia la qualificazione alla fase a gironi.
I media norvegesi in effetti non fanno
che ripetere che il Rosenborg ha vinto la scorsa Tippeligaen con dodici punti
di distacco, è in testa al campionato in corso con lo stesso margine, eppure in
Europa quest’anno ha raccolto quattro sconfitte su sei partite, e con tre
avversarie interessanti ma di certo non irresistibili (Norrköping, Apoel e
appunto Austria Vienna). Il Rosenborg, come si è detto più volte, ha dei limiti
mentali che lo rendono più vulnerabile durante gli appuntamenti internazionali,
eppure è possibile che una squadra che raccoglie così poco in Europa riesca
comunque a dominare a mani basse il campionato norvegese? Quanto ci racconta
tutto questo in merito al livello generale del campionato? In fin dei conti, l’Austria
Vienna è arrivato terzo nel non eccellente campionato austriaco, a quindici
punti da un Salisburgo che anche quest’anno ha fallito l’approdo ai gironi di
Champions...
In molti sottolineano analogie tra la
doppia sfida del Rosenborg contro l’Austria Vienna allo spareggio della
Norvegia contro l’Ungheria per la qualificazione alla fase finale degli
Europei. Due momenti verità segnati da un forte ottimismo della vigilia con due
avversarie sulla carta non irresistibili che però, alla conta dei fatti, si
sono rivelati due autentiche Caporetto. È come se il calcio norvegese, dopo un
periodo dorato attorno agli anni novanta in cui la nazionale raccoglieva
risultati soddisfacenti e tra i club il Rosenborg faceva la voce grossa in
Europa, faticasse a ripartire non solo per limiti strutturali ma anche per una
questione di maturità. Nei momenti decisivi tremano le gambe, come succede a un
affascinante giovanotto che al primo appuntamento con una ragazza si fa
prendere dalla paura e non combina nulla...
E insomma, in un Lerkendal in cui
qualcuno già fantasticava in merito ai campioni che vi sarebbero potuti approdare
durante la fase a gironi (non era sfuggito ai più che il signor Ibrahimovic
quest’anno è iscritto col suo Manchester United proprio all’Europa League, e
vedere giocare Ibra sul campo di Trondheim contro il Rosenborg sarebbe stato
bellissimo!), va in scena l’ennesima débâcle del calcio norvegese
contemporaneo: si trattava di superare un Austria Vienna che all’andata, in un
modo o nell’altro, pur senza strafare, e anzi giocando peggio del Rosenborg,
aveva vinto 2-1. Insomma: basta vincere 1-0, basta vincere senza subire gol.
Facile? No. Impossibile? Nemmeno.
Eppure il Rosenborg si sgonfia come un
soufflé, apatico nel primo tempo non combina nulla, a parte un’occasione interessante
per Gytkjær che però in Europa non è implacabile come in campionato e
sparacchia sul portiere Robert Almer.
Nella ripresa, è di nuovo il nostro
amico Alexander Grünwald a punirci, sì proprio lui, quello che non segnava in
Europa dal 2011 ma appena ha visto il Rosenborg ha ritrovato la vena, e dopo
averci castigato a Vienna trova la via del gol anche a Trondheim. Oddio, non
che il suo compito sia stato reso impossibile dalla difesa norvegese, tutt’altro:
su una punizione dalla sinistra, infatti, lo schieramento del Rosenborg fa
sanguinare gli occhi a qualsiasi allenatore che stia guardando la partita, i
difensori bianconeri sono schierati quasi a coppie, un po’ come se si stessero
marcando a vicenda, e lasciano liberi un paio di avversari nel bel mezzo di
alcune voragini difensive. Per Grünwald saltare e insaccare di testa è un gioco
da ragazzi.
D’improvviso, il Rosenborg si sente l’argento
vivo addosso e, a contrario di altre volte in cui a un gol subito seguivano
minuti di panico e impotenza, si butta in avanti. La sorte ci dà una mano, nel
vero senso della parola: su una palla vagante in area, appena un minuto dopo il
gol austriaco, un difensore dell’Austria Vienna tocca la palla con un braccio
dopo un rimpallo. Non sono molti gli arbitri che in questo caso fischiano
rigore per fallo di mano, ma tra quelli che lo fischiano c’è per l’inglese Martin Atkinson che,
oltre a essere un direttore di gara piuttosto affermato, è per l’appunto l’arbitro
designato per questa sfida. Sul dischetto va ancora Gytkjær, che ha le
polveri bagnate ma non al punto di sbagliare un penalty: è 1-1. La situazione
non è comunque rosea: manca mezz’ora alla fine, al Rosenborg servono altri due
gol (uno solo non basterebbe e qualificherebbe comunque gli austriaci).
E poi? Poi l’Austria Vienna fa gol su
calcio d’angolo. Ma non su un calcio d’angolo suo, ma su calcio d’angolo del
Rosenborg. La palla gettata in mezzo dal corner viene conquistata dai difensori
ospiti che poi partono, un po’ come per il 2-0 dell’andata ma stavolta da
ancora più lontano, per la solita duecento metri piani, in un amen sono dall’altra
parte del campo, dove Olarenwaju Kayode non fa grande fatica a chiudere i
conti. Addio.
Passo e chiudo. L’Europa quest’anno,
non solo la Champions ma anche l’Europa League, è roba di altri. Noi dalla
Norvegia ce la vediamo in tv. Del resto, come ammette anche lo stesso Ingebrigtsen,
giocando così non ci combineremmo comunque granché.
Europa League
Playoff
Ritorno, 25 agosto 2016
Trondheim, Lerkendal Stadion,
ore 19
Rosenborg-Austria Vienna (Aut) 1-2
(0-0) [and. 1-2, tot. 2-4]
58°
Alexander Grünwald (A) [0-1], 59° su rig. Christian Gytkjær (R) [1-1], 69° Olarenwaju
Kayode (A) [2-1].
Arrabbiato e deluso per l'ennessima prova orribile del Rosenborg e sto giro in casa!
RispondiEliminaTroppe amnesie difensive per una squadra che si gioca un posto in Europa, si proprio quella Europa che avrebbe dato un senso alla stagione del Rosenborg (visto che ormai il campionato è chiuso)...
Non voglio dare colpe a qualcuno in particolare, la squadra ha giocato in modo pessimo, ma in signor Ingebrigtsen avrebbe, nel corso della stagione, potuto rivedere qualche movimento difensivo perchè qua la difesa va a spasso dall'inizio del campionato; poi si può anche dire che non si meritava di passare il turno, però non venitemi a dire che l'Austria Vienna meritasse o che cmq sia meglio...
Il mio parere è che la squadra, oltre a non avere una difesa decente, abbia perso qualche giocatore importante come Soderlund (sostituito da cmq un ottimo Gytkjaer), Mikkelsen ma soprattutto Selnaes a centrocampo.
Per quanto riguarda il campionato norvegese purtroppo è di basso livello e i giocatori di maggior talento vanno via troppo presto a cercar gloria in campionati maggiori...
Il campionato danese invece è migliore perchè le squadre a mio modo di vedere sono più organizzate, il Copenaghen lo vedo molto bene e spero per loro che facciano una buona Champions.
Purtroppo salutiamo l'Europa presto ma non la speranza di vedere in futuro risultati migliori che portino la Norvegia in alto.
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