“L’Eliteserien più bella degli ultimi anni”, dicevano molti commentatori la scorsa settimana al termine della regular season. A prescindere dal fatto che avessero ragione o meno, non avevano ancora visto lo spareggio tra Mjøndalen e Sogndal, che di certo non ha fatto cambiare loro idea!
L’esterno dell’Intility Arena di Oslo prima dell’inizio della partita (foto dell’amico del blog Luca Catanzaro, che era presente al match e che ringraziamo per averci mandato il suo scatto) |
Giocare il 28 dicembre in Norvegia non è cosa che succeda tutti gli anni (era dai tempi della rimpianta Royal League che non si giocava così in là nell’inverno), ma nel 2020 del coronavirus succede anche di questo. Per evitare inconvenienti climatici, lo spareggio è stato disputato in gara secca (solitamente era andata e ritorno) e a Oslo, che, trovandosi nella più mite Norvegia meridionale, di solito garantisce un clima più clemente (non siamo alle Canarie, ma giocare a Bodø o a Tromsø sarebbe stato più rischioso...)
Detto questo, Mjøndalen e Sogndal si giocano una stagione in 90 minuti: il fascino dello spareggio tra la terzultima di Eliteserien e la vincente dei playoff di OBOS-ligaen è innegabile, uno scontro di importanza capitale tra due squadre che, al di là di incroci di Coppa (che quest’anno comunque non si è disputata), nel corso dell’anno non si sono affrontate e quindi si conoscono solo indirettamente.
Il Møndalen parte forte: Martin Rønning Ovenstad scodella in area avversaria una punizione dalla tre quarti di campo, la palla viene come inghiottita da una selva di rimpalli al termine dei quali in qualche modo spunta Ole Amund Sveen che insacca nell’angolino.
Poi, per più di un’ora la partita sonnecchia, e sembra avviata a una conclusione che la renderebbe forse lo spareggio più noioso di sempre. Ma dall’80° in poi succede di tutto. Markus Nakkim del Mjøndalen interviene in scivolata nella propria area su Akor Adams che finisce steso a terra a pelle d’orso: Nakkim sostiene a gran voce che l’avversario si è tuffato, ma il signor Tom Harald Hagen, arbitro dell’incontro, non ha dubbi a indicare, magari con qualche ragione, il dischetto del calcio di rigore. All’appuntamento dagli undici metri si presenta gagliardo lo stesso Adams: è quindi sua la firma sull’1-1.
Passa appena un minuto – quante cose possono accadere in un minuto di una partita in cui per settanta minuti è successo pochissimo – e il mondo si capovolge: una legnata tremenda da fuori area di Tomas Kristoffersen (anche lui come Adams entrato a partita in corso: i malevoli diranno che mister Eirik Bakke ha sbagliato la formazione iniziali, i benevoli affermeranno invece che ha azzeccato i cambi) porta addirittura il Sogndal in vantaggio per 2-1.
E mancano appena dieci minuti alla fine. Insomma: è tutto finito?
Figuriamoci! Minuto 80: calcio d’angolo dalla sinistra per il Mjøndalen. Sondre Solholm Johansen riceve il pallone piovuto in area mandandolo verso la porta con una sorta di strana rovesciata da fermo, più una preghiera che una vera e propria conclusione. Su questa palla così anomala, però, di testa si avventa ancora Sveen, che in tutto l’anno (iniziato a Bodø e concluso appunto a Mjøndalen) aveva segnato appena una rete ma che ha trovato la partita migliore per siglare la sua prima – e ormai unica – doppietta: 2-2.
Si va verso supplementari che si annunciano pirotecnici, ma le lunghe interruzioni portano a un altrettanto lungo recupero. E al 98° abbiamo un altro corner per il Mjøndalen, sempre da sinistra come quello di prima. Nakkim, quello che aveva procurato il rigore, colpisce sporco di testa: non è un bel colpo in realtà, non va verso la porta ma verso l’interno dell’area, ed è troppo basso perché centri il bersaglio. Colpisce però il difensore avversario (sulla nuca, sembrerebbe) Andreas van der Spa che, intento a marcare molto affettuosamente Sondre Liseth, non riesce a levarsi dalla fatal traiettoria e a non insaccare nella propria parte. Finisce 3-2 per il Mjøndalen, che rimane in Eliteserien. Il Sogndal, che sul proprio sito parla di partita “brutale”, un rimpianto grande come una casa, ma la consapevolezza che il prossim’anno, in una OBOS-ligaen forse più semplice di quella appena conclusa (dove erano capitate due corazzate come Tromsø e Lillestrøm, che al piano di sopra faticano un po’ ma a quello di sotto sono delle fuoriserie), sarà nuovamente tra i candidati più credibili e temibili per la promozione nella massima serie.
Noi per quest’anno, con questo grande finale, ci salutiamo qui. Nonostante tutto quello che è successo, e che purtroppo non è ancora finito (ma confidiamo nel vaccino), alla fine la stagione è stata divertente, e il vostro affetto nei nostri confronti ci è stato di conforto anche nei momenti più brutti. Grazie di tutto, e buon 2021.
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