Sono passati appena tre giorni
dall’ultima volta che ci siamo sentiti, ossia quando nella notte tra giovedì e
venerdì abbiamo commentato la deludente sconfitta per 0-1 della Norvegia a Oslo
contro l’Ungheria nell’andata dei playoff per l’Europeo. Ma in appena tre
giorni molte cose sono cambiate: venerdì sera gli sconvolgenti attacchi
terroristici di Parigi hanno travolto l’Occidente causando ondate di
incredulità, disperazione, indignazione. Non è questo il luogo delle analisi
politiche, possiamo solo dire che, nel massimo rispetto delle vittime e di
tutto quello che è successo, andare avanti – a patto che ce ne siano le
condizioni di sicurezza – con la vita di tutti i giorni è normale, giusto,
doveroso. Se ci fermassimo, la daremmo vinta ai terroristi. E quindi, cuore
colmo di angoscia ma determinati come sempre a dare comunque il massimo,
stasera è in programma Ungheria-Norvegia, gara di ritorno dei decisivi playoff per
l’Europeo, e stasera si gioca regolarmente, come da calendario.
La nazionale norvegese si allena a Budapest (foto Vegard Wivestad Grøtt/NTB Scanpix da aftenposten.no) |
Certo, nemmeno i protagonisti di
questa gara hanno molta voglia di parlare di calcio, si capisce. Venerdì sera
la Norvegia era già arrivata a Budapest da qualche ora, e già aveva preso alloggio
all’hotel Elizabeth Park. Dopo cena, giocatori e staff tecnico sono stati
informati di quanto successo. C’era chi guardava Francia-Germania che si
svolgeva allo Stade de France che a suo modo è stato uno degli obiettivi della
follia fondamentalista, c’è chi è stato avvisato da casa, chi si è attaccato
alla tv per cercare qualche tg sui canali satellitari, chi si è affidato a
Internet per avere informazioni. A tutti è tornato in mente il 22 luglio 2011,
che è un po’ l’11 settembre della Norvegia, il giorno in cui Anders Behring
Breivik portò morte e distruzione in un paese che fino ad allora si sentiva
immune dai pericoli del terrorismo. «All’epoca era da poco che mi ero
trasferito al Club Brugge», ricorda Tom Høgli, «e dovunque andassi c’erano
persone che, sapendo che era norvegese, simpatizzavano con me, solidarizzavano
con il popolo norvegese. Ora siamo noi che dobbiamo far sentire ai francesi lo
stesso affetto che i belgi allora hanno fatto sentire a noi».
Suo malgrado, uno dei protagonisti
della conferenza stampa di Budapest è stato Geir Ellefsen. Suo malgrado perché
è abituato a lavorare dietro le quinte, lontano dai riflettori, e non ama
essere al centro dell’attenzione. Ma stavolta è toccato a lui parlare: è il
responsabile sicurezza della Federcalcio norvegese, quello che fa in modo che
le delegazioni delle nazionali viaggino e giochino in patria come all’estero
senza correre alcun rischio. È di Bergen, ma anni e anni di vita a Oslo ne
hanno forgiato una parlata dal forte accento del sud. «Nessun pericolo per la
partita», spiega ai giornalisti, «la Groupama Aréna, a parte il fatto che i
tifosi ungheresi sono molto calorosi ma comunque mai scorretti, è del tutto
sicura, e dopo i fatti di Parigi i controlli e gli standard di sicurezza sono
stati aumentati. Non preoccupatevi».
Se Ellefsen ci garantisce che possiamo
stare tranquilli a proposito di quello che succederà al di fuori e sugli spalti
dello stadio di Budapest stasera, siamo purtroppo costretti a preoccuparci –
tornando a parlare di calcio giocato – in merito a quello che succederà in
campo. Prima ancora di considerare che proprio lo Stade de France è lo stadio
dove si giocheranno la finale e altre delle partite più importanti dell’Europeo,
bisogna anzitutto pensare a come arrivarci, all’Europeo di Francia. La Norvegia
stasera parte infatti dallo 0-1 subito a Oslo all’andata.
Ne abbiamo già parlato giovedì sera:
la partita di Oslo è stata parecchio particolare. Parate “salvavita” del
portiere ungherese, una “papera” più che inconsueta di Nyland, la grande mole
di gioco della Norvegia svanita in una sterilità offensiva figlia forse di un
approccio mentale troppo timoroso, un rigore abbastanza netto non fischiato,
una traversa clamorosa... Ha girato male tutto. Se continua così, la Norvegia
non si qualificherebbe nemmeno contro San Marino, detto ovviamente con tutto il
rispetto per San Marino. Se però qualcosa va per il verso giusto, l’Ungheria
pare squadra tutt’altro che irresistibile, tant’è che le agenzie di scommesse,
nonostante l’esito dell’andata e il fattore campo, per stasera continuano a
dare favorita la Norvegia. Il risultato dell’andata è fortemente penalizzante
ma lascia aperta una possibilità importante: nessuna vittoria della Norvegia consentirebbe
all’Ungheria di qualificarsi. Basta vincere 0-1 e si va ai supplementari.
Qualsiasi altro tipo di vittoria qualifica la Norvegia. Se ci fosse un passivo
più pesante da ribaltare, la Norvegia dovrebbe darsi una sorta di “tabella di
marcia”, provare a segnare il primo gol entro il primo tempo, e innervosirsi
con il passare dei minuti se il gol non dovesse arrivare. In questo modo,
invece, può bastare anche un gol al 90° per andare almeno ai supplementari.
Certo, un pareggio qualifica gli ungheresi, e probabilmente gli ungheresi
giocheranno per quello, chiudendosi a riccio, ma quando si perde in casa all’andata
è chiaro che al ritorno si rischia di più.
La sensazione nel ritiro norvegese è
quindi che sulla delusione per l’andata prevalga la voglia di rivincita, e il
ct Per-Mathias Høgmo sembra sicuro di sé: «Siamo solo a metà della sfida, non è
certo finita a Oslo. Ho detto ai miei giocatori che ci basta un gol qua a
Budapest e cambia tutto. Già prima di giocare giovedì avevo intenzione di
cambiare qualcosa nella formazione del ritorno per giocarmela con forze più
fresche, e non ho cambiato idea».
Budapest
(Ungheria), Groupama Aréna, 15 novembre 2015, ore 20:45
Ungheria
– Norvegia [and. 1-0]
Playoff
Europei, ritorno
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