Nonostante una gara d’andata convincente, il Molde viene sconfitto in casa dall’Arsenal per 0-3. In un incontro in cui i campioni di Norvegia partono sfavoriti, coach Erling Moe non rinuncia comunque alle proprie idee di calcio e scende in campo con il consueto 4-2-3-1 con Eirik Hestad, capitan Magnus Eikrem e Martin Ellingsen a far da spalla all’unica punta Leke James. L’Arsenal dal canto suo, con qualche ricambio ma non senza una buona ossatura di titolari, punta su un 4-4-2 ultraoffensivo con Nicolas Pépé e Reiss Nelson come ali di centrocampo e la coppia Edward Nketiah-Alexandre Lacazette in attacco. In quella che vuole essere una partita aperta, i primi dieci minuti vanno via tra ribaltamenti di campo e ripartenze, senza grandi occasioni.
Un’emblematica immagine di Molde-Arsenal (foto Svein Ove Ekornesvåg/NTB da www.moldefk.no)
Al quarto d’ora il Molde sfiora il gol: su cross di Eirik Hestad, dalla sinistra, il tap-in in scivolata di Sheriff Sinyan, rimasto in avanti dopo un corner, parte sbilenco e finisce incredibilmente nelle mani del portiere Alex Runarsson nonostante la porta libera. Da qui in poi saranno gli inglesi a fare la partita con ripetuti attacchi, sempre ribattuti in maniera perfetta dai norvegesi. Le due linee di difesa si riveleranno ermetiche grazie anche alla guida dei centrali difensivi: da segnalare la prestazione di Sheriff Sinyan nel primo tempo, autore di due salvataggi importantissimi per la squadra, prima in scivolata e poi di testa.
Nel secondo tempo la musica non cambia, ma l’Arsenal colpisce alla prima occasione utile: su cross dalla sinistra di Joseph Willock la difesa del Molde si stringe permettendo a Nicolas Pépé di farsi trovare pronto sul secondo palo. L’ivoriano si creerà il tiro a giro, di sinistro, imbucando Andreas Linde. Sarà sempre Willock, 4 minuti dopo, ad imbucare Reiss Nelson con un rapido cross a fil di terreno dalla fascia destra: il tap-in dell’inglese porterà allo 0-2. La terza rete sarà invece del giovane Folarin Balogun, bravo a girarsi in area su invito di Emile Smith Rowe. Sarà l’ultimo sussulto di una partita ben avviata per i norvegesi ma malamente conclusa contro un avversario di ben altra caratura.
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