sabato 12 novembre 2016

Qualificazioni Mondiali 2018: continua il crollo verticale della Norvegia, sconfitta anche a Praga



No, non ci siamo. Non ci siamo per niente. La Norvegia perde partita e speranze di qualificazioni mondiali in una piovosa notte di Praga, ammantata di quel sapore nostalgico che hanno i bei viaggi quando finiscono. Una cosa soprattutto non piace, e preoccupa, di questa nazionale: le facce dei giocatori quando giocano. Volti tesi, nervosi; le espressioni di chi proprio non riesce a venire a capo di un problema, di chi si intrica in un perenne “vorrei ma non posso” in cui nessuno dei piani messi a punto nella vigilia prendono vita. C’è qualcosa di frustrante, e di frustrato in questa squadra: è come se ogni volta al fischio di inizio ci fosse la convinzione di poter fare qualcosa di buono e al fischio finale ci fosse la disillusione di chi ha capito che quel qualcosa di buono nelle proprie corde non c’è.

Un’immagine profetica? Per-Mathias Høgmo, ct della nazionale norvegese, appena atterrato a Oslo Gardermoen dopo il volo da Praga, prende il trolley e se ne va. Chissà che adesso non gli chiedano di fare le valigie anche quelli della Federcalcio norvegese... (foto NTB Scanpix da www.aftenposten.no)




Queste le sensazioni. Poi c’è il contesto, l’atmosfera. E tira un brutto vento. I media norvegesi, per lo più già scettici da tempo nei confronti del ct Per-Mathias Høgmo, stavolta hanno sbottato, e chiedono a gran voce quasi all’unanimità la testa dell’ex allenatore del Tromsø su un piatto d’argento prima del prossimo impegno delle qualificazioni, a marzo contro l’Irlanda del Nord. Dire che è tutta colpa del ct significherebbe minimizzare, voler cercare un capro espiatorio per trovare un’unica causa a un problema probabilmente più generalizzato, e più radicato, all’interno di un movimento calcistico che a livello internazionale, un po’ a tutti livelli (con qualche confortante eccezione giovanile che però al momento non ha consentito alle categorie senior di fare quel passo in avanti che altre nazionali invece di recente sono state in grado di compiere), le sta prendendo di santa ragione quasi dovunque metta piede al di fuori dei patri confini. È anche vero, tuttavia, che almeno sulla carta questa nazionale così scadente non pare: di certo in finale ai Mondiali non ci arriva nemmeno con Capello in panchina, ma insomma da qui a essere in grado di vincere solo con San Marino (faticando un po’) ce ne corre. Nonostante il valore che Høgmo ha dimostrato nella sua carriera di avere, forse è davvero arrivato il momento di cambiare qualcosa.

Høgmo a fine partita, comunque, non parla, e se parla lo fa per dire che non ha intenzione di dimettersi, ha un altro anno di contratto e lui non è tipo che abbandona la nave che affonda. Bocche cucite anche dalla Federazione che, alle prese con una gatta da pelare abbastanza problematica, si conforta delle imminenti vacanze che consentiranno di prendere decisioni a freddo, una volta superata l’amarezza cocente della serata praghese.

La partita poi è quel che è. Pronti via e i nostri pasticciano subito sulla tre quarti avversaria, allorché perdono palla in modo un po’ ingenuo e non sono capaci di arrestare la ripartenza avversaria, con i cechi che risalgono il campo con irrisoria facilità, arrivano incontrastati a servire Michael Krmencik, onesto attaccante del Viktoria Plzen, solo davanti alla porta, dove proprio non può sbagliare il più facile dei gol. È una Repubblica Ceca operaia e spartana, dove mancano grandi campioni (c’è Borek Dockal, stimato ex del Rosenborg) ma non la voglia di fare. La sensazione che i padroni di casa abbiano in mano le redini della partita c’è per tutto il primo tempo, anche se all’intervallo il risultato è sempre soltanto 1-0, e questo non perché i cechi producano chissà quale irresistibile volume di gioco, ma perché la Norvegia pare parecchio confusa. Il ceco che palla al piede volesse provare a saltare qualche uomo della difesa norvegese, quasi sempre riuscirà a perforare la difesa avversaria; se vorrà provare a crossare, quasi sempre troverà un compagno libero la marcatura contro il quale è saltata. Giocare così, per la Norvegia, è una sofferenza.

Tant’è che all’alba del secondo tempo, quando gli spettatori più ritardatari che durante l’intervallo sono andati a farsi uno spuntino al bar non sono ancora tornati ai propri posti, non ci vuole nulla ai cechi per raddoppiare: lancio da centrocampo per Jaromir Zmrhal il quale, volenteroso centrocampista dello Slavia Praga, trafigge indisturbato Rune Jarstein. Ciao a tutti, e soprattutto ciao Mondiale. La Norvegia sbanda come una Punto dalle gomme lisce su una strada ghiacciata, e se fosse andata a perdere 4-0 nessuno avrebbe avuto da ridire. Solo nel finale, quando i cechi alzano il piede dall’acceleratore, un po’ di orgoglio vichingo viene fuori e arriva il gol della bandiera, grazie a Joshua King (forse il meno vichingo dei norvegesi, almeno per il fenotipo), l’ultimo a tirare i remi in barca. Ma è già l’87°: pensare di ribaltare, o anche solo pareggiare, a questo punto la gara è da illusi.

Triplice fischio.

C’è poco altro da dire, se non da segnalare che l’Azerbaigian che ci ha battuti ne ha presi quattro in Irlanda del Nord: se nei gironi di qualificazione ci fossero le retrocessioni, il nuovo obiettivo per la Norvegia sarebbe la salvezza, altro che qualificazione ai Mondiali...


Qualificazioni Mondiali Russia 2018
Girone C
4° giornata, 11 novembre 2016

Praga (Repubblica Ceca), Eden Arena, ore 20:45
Repubblica Ceca-Norvegia 2-1 (1-0)
Reti: 11° Michael Krmencik (R) [1-0]; 47° Jaromir Zmrhal (R) [2-0], 87° Joshua King (N) [2-1].

Nello stesso girone
San Marino-Germania 0-8
Irlanda del Nord-Azerbaigian 4-0

Classifica
Germania 12
Azerbaigian 7
Irlanda del Nord 7
Rep.Ceca 5
Norvegia 3
San Marino 0

2 commenti:

  1. Triste dirlo ma la qualificazione è una chimera ormai per questa nazionale. A mio parere, non avendo ormai più nulla da perdere, esonererei Hogmo per qualcun altro allenatore e vedere cosa succede; sicuramente i giocatori ci sono per pensare ad un secondo posto, però manca la grinta, la voglia di vincere e la consapevolezza che si può fare, cosa che Hogmo per adesso non ha trasmesso ai suoi giocatori. Questa competizione non è come il campionato che hai tempo per sistemare le cose, qua devi agire subito e alla svelta se non vuoi ritrovarti con l'acqua alla gola come sta succedendo...

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    1. Sono d'accordo: alla fine Høgmo ha accettato di farsi da parte. Di certo però sarebbe troppo ottimistico pensare che basti questo a risolvere i problemi: speriamo però che sia almeno un inizio per un periodo nuovo!

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