venerdì 15 novembre 2013

La squadra flop del 2013: il Tromsø

Dopo aver analizzato la situazione della squadra top dell’anno, lo Strømsgodset, è giunto il momento di volgere gli occhi verso il “sud” della classifica – ma verso il nord della Norvegia – per vedere cosa è successo nella squadra più delusa del 2013, il Tromsø fresco di retrocessione.

Steinar Nilsen e Kjetil Olsen, allenatore e presidente del Tromsø, parlano già in aeroporto dopo la sconfitta di Bergen che ha sancito la retrocessione della squadra: la delusione è tanta ma non superiore alla voglia di ripartire più forti di prima (foto  Øyvind Sivertsen da aftenposten.no)


Il Tromsø ha disputato per la prima volta un campionato in Tippeligaen – che all’epoca non si chiamava ancora così – nel 1986 e da allora, a parte un isolato anno in Adeccoligaen nel 2002, non ha più abbandonato la massima divisione. Ha vinto la Coppa di Norvegia proprio nel 1986 ed anche dieci anni più tardi, e negli ultimi anni (dopo una fase d’oro a fine anni ‘80-inizio anni ‘90, quando arrivò terzo nell’89 e secondo nel ’90) ha dato il meglio di sé, con il terzo posto nel 2008 e 2010, il secondo nel 2009 e il quarto nel 2012, anno in cui ha perso la Coppa di Norvegia nell’ormai famosa finale contro l’Hødd. Dall’86 ad oggi, ha partecipato a due Coppe delle Coppe, un Intertoto, una Royal League (il torneo panscandinavo giocato attorno al 2000) e a cinque tra Coppe Uefa ed Europa League (di cui tre negli ultimi quattro anni: a quella di quest’anno, seppur grazie ad un ripescaggio, sta ancora partecipando e deve finire la fase a gironi, dalla quale però è già eliminata). Insomma, non stiamo parlando né di una squadra di secondo livello nel panorama norvegese, né di un team che negli ultimi anni stava facendo male, ma che era ormai solito trovarsi nelle parti alte della classifica e che iniziava a coltivare in modo sempre meno nascosto ambizioni da scudetto. Quest’anno invece è arrivata la doccia fredda della retrocessione.

Il calcio, si sa, è strano, e lo è anche in Norvegia, citofonare per informazioni a Solskjær che, con il suo Molde campione in carica è quasi riuscito a fine anno a raddrizzare le cose, ma che a inizio stagione ha avuto un avvio così traumatico da relegare la squadra per lunghe settimane all’ultimo posto in classifico. Più sereno, anche se non particolarmente brillante, è stato l’avvio del Tromsø, e qua forse c’è stato il primo problema della stagione: se il Molde si è trovato subito in crisi ed è stato costretto sin dall’inizio a risolvere la situazione, il Tromsø è partito sì piano ma non in modo così allarmante da obbligare dirigenza e staff tecnico a dare una sterzata con un forte intervento di rafforzamento. Anzi, mentre la squadra continuava a vivacchiare nella seconda metà della classifica, a metà stagione si è pure ben pensato di cedere i “gioielli” di squadra di fronte alle lusinghe dei club stranieri che lo richiedevano: due pezzi pregiati come Ruben Yttergård Jensen e Saliou Ciss, la cui assenza negli ultimi mesi di Tippeligaen si è fatta sentire eccome, sono stati ceduti pure a cuore abbastanza leggero. Ed è stato un suicidio.

Non l’unico suicidio di stagione, comunque. La “ricetta vincente” del Tromsø, che in questi anni aveva consentito alla squadra di crescere esponenzialmente, non è stata toccata; a cambiare, e in peggio, sono stati però gli “ingredienti”. Il Tromsø da anni punta essenzialmente su tre componenti: 1) i giovani provenienti da un vivaio ricchissimo e assai interessante; 2) qualche acquisto “esotico” dal basso costo ma dall’alto rendimento; 3) l’innesto di qualche “veterano” di esperienza, meglio ancora se un “cavallo di ritorno” partito da giovane da Tromsø e rientrato a “casa” a fine carriera, a puntellare la squadra. Alla base di questo circolo virtuoso c’è proprio la cessione dei migliori giocatori cresciuti nel vivaio, che arrivano nel Tromsø a costo zero e da qui partono in cambio di valigette piene di soldi.

Come dicevamo, il circolo è virtuoso e ha fatto la fortuna del Tromsø ma ha anche portato benefici all’intero movimento calcistico norvegese. Senza stare a guardare ai big del passato (ma uno citiamolo, cioè Sigurd Rushfeldt, un vero e proprio eroe locale, l’uomo che ha segnato più gol di tutti nella storia della Tippeligaen e che oggi, quasi a furor di popolo, fa parte dello staff tecnico della squadra), dal vivaio del Tromsø sono passati molti giocatori che oggi giocano in club importanti, anche all’estero, e fanno parte della nazionale. Nelle ultime convocazioni di Høgmo, ct della Norvegia (ah già, anche lui è di Tromsø ed ha allenato di recente il Tromsø), troviamo Tore Reginiussen, Morten Gamst Pedersen, Tom Høgli ed il già citato Ruben Yttergård Jensen: tutti hanno fatto parte in passato del Tromsø (e tutti sono nati nel nord della Norvegia, oltre a Jensen che a Tromsø è anche nato: il Tromsø è la squadra che più di ogni altra è in grado di attrarre a sé tutti i giovani talenti che nascono a nord del Circolo Polare Artico).

Il meccanismo si è inceppato qui, non a livello di metodo ma a livello di applicazione pratica. Partito Per-Mathias Høgmo, così lanciato da essere chiamato pochi mesi dopo perfino in nazionale, il Tromsø in panchina ha scelto la linea della continuità promuovendo ad head coach colui che sotto Høgmo era allenatore in seconda, ossia Agnar Christensen: col senno di poi, la mossa non ha pagato, e la squadra è calata molto rispetto all’anno scorso. Steinar Nilsen, un altro ragazzo del nord dalla carriera internazionale (con un passato da giocatore anche in Italia), è stato chiamato ad allenare la squadra troppo tardi, quando evidentemente non c’era più tempo di rimediare. E, come detto, la rosa è stata indebolita. Al di là delle sanguinose cessioni (ci mettiamo anche la frettolosa scelta di lasciare andare Alexandar Prijovic, che non era niente di che ma che poteva dare una mano), gli innesti non sono stati all’altezza, anzi si è trattato per lo più di riserve (come il diciannovenne Hamza Zakari, ghanese di ottima prospettiva ma che deve ancora crescere, o il tedesco giramondo Hendrik Helmke, con un passato pure in Malesia, ragazzo interessante ma che per ora non è riuscito a incidere più di tanto). Il resto della rosa non è tutto da buttare via, per carità, il veterano Mika Koppinen è sempre presente, Zdenek Ondrasek ha fatto peggio dell’anno passato (quando fu capocannoniere) ma è un ottimo giocatore, è piaciuto molto il ventunenne gallese Josh Pritchard che però era in prestito e andrà via a fine anno, i giovani “di casa” come Thomas Drage, Remi Johansen e Thomas Kind Bendiksen crescono bene. Però è mancato un vero trascinatore, l’uomo in grado di prendersi la squadra sulle spalle nei momenti difficili. Anzi, nei momenti difficili della stagione, il Tromsø è grossomodo sempre colato a picco. E se il ruolo di leader doveva essere di colui che ha occupato la casella “veterano”, il gioco quest’anno non ha funzionato granché, con Morten Moldskred che ha fatto bene ma che certo non si è rivelato all’altezza di Rushfeldt, che era in grado di trascinare la squadra anche a trentacinque anni.

È andata così, alla fine: e adesso? Adesso ci sono delusione e smarrimento. Ma c’è anche tanta voglia di ripartire. Tromsø se ne sta lassù in alto, nel profondo nord della Norvegia, una sorta di miraggio artico in mezzo ai ghiacci, una piccola “città invisibile” alla Calvino che spunta dal freddo e accoglie col calore e la vitalità di una grande città (con i suoi settantamila abitanti, è praticamente una metropoli, se pensiamo che siamo in una zona geografica in cui un villaggio con cento abitanti ha senz’altro lo status di “città”!) Oltretutto, isola in mezzo ad un fiordo orlato di montagne dove d’estate arde per ventiquattro ore al giorno il sole polare e di inverno la notte polare si accende di aurore boreali, siamo anche in un posto particolarmente bello. Difficile che chi passi di qui non si affezioni. Il Tromsø in quanto società sportiva, anche col suo modus operandi molto legato al vivaio ed alla continuità di identità di squadra, punta molto anche su questo, ossia sull’attaccamento ai colori della squadra che “contagia” i giocatori che indossano questa maglia. Non sempre funziona, ma spesso sì: già il giorno dopo la retrocessione sono arrivate le prime dichiarazioni dei giocatori – ed anche dell’allenatore – che si sono detti disponibili a restare per riportare subito la squadra in Tippeligaen. Qualcuno andrà via per forza, ma altri resteranno. A quel che si sa, inoltre, le casse sociali dovrebbero essere abbastanza ben fornite: la cessione dei giocatori più forti, ma anche i soldi piovuti dall’Uefa e dai diritti tv in virtù della partecipazione all’Europa League, dovrebbe aver portato ulteriore stabilità finanziaria ad un club che, almeno sulla carta, non dovrebbe aver problemi a programmare una stagione in Tippeligaen (anche se poi ne ha avuti) e che, a maggior ragione, non dovrebbe averne ad affrontare l’Adeccoligaen. L’iceberg Tromsø, a quanto si dice, non si inabisserà tanto facilmente: forse ne risentiremo parlare presto.

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2 commenti:

  1. L’iceberg Tromsø, a quanto si dice, non si inabisserà tanto facilmente: forse ne risentiremo parlare presto.

    L'auspicio della tua ultima frase spero vivamente che sia realtà. Gli introiti di vendite e stadio ben popolato, e ancora di più diritti tv (vedi gara con i turchi venduta a peso d'oro per quelle latitudini) dovrebbero (almeno sulla carta) garantire una buona campagna acquisti che permetta di risalire subito...E' presto ovviamente per parlarne, ma è il mio augurio a questa splendida società/città.

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  2. Peccato per questa stagione sciagurata, faccio i miei migliori auguri di un presto ritorno in tippenligaen.

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