venerdì 18 ottobre 2019

Qualificazioni Euro 2020: due buoni pareggi contro Spagna e Romania, ma la qualificazione tramite girone rimane lontana (restano comunque gli spareggi di Nations League)

Due mezzi passi in avanti ne fanno uno per la Norvegia, che chiude la tournée ottobrina delle qualificazioni europee con due pareggi di prestigio che però forse non basteranno a ottenere il risultato grosso. Comunque quelli con Spagna e Romania sono due pareggi positivi, a livello di sensazioni e gioco ancor più che a livello di punti, e hanno messo in mostra quella che probabilmente sarà l’ossatura della squadra per il prossimo biennio.





Iniziando cronologicamente il racconto dei due match, possiamo affermare che l’1-1 dell’Ullevaal, ottenuto al 94° contro una Spagna sempre qualitativa ma in piena convalescenza, ha caricato a molla l’ambiente, un po’ per come questo risultato è arrivato e un po’ per il gioco espresso. Qualora si dovesse fallire l’obiettivo grosso, sarebbe una delusione sia per Lars Lagerbäck che per i suoi giocatori, tutti provenienti dai migliori campionati del continente. Bisogna però dare un merito al coach svedese, ossia quello di aver ridato identità a una nazionale che da tempo necessitava un chiaro disegno di gioco: un 4-4-1-1 con due linee compatte di giocatori, dove la spinta dei terzini, nella fattispecie Haitam Aleesami e Omar Elabdellaoui, prevale su quella dei centrocampisti, quattro equilibratori con doti tecniche e fisiche. Davanti, il buon periodo di Martin Ødegaard permette all’ex Real Madrid di essere lasciato libero, potendosi muovere in sintonia con Joshua King per andare a rete.

Questo disegno è usato alla perfezione contro gli iberici, che hanno sofferto le due linee e difficilmente sono entrati in area di rigore con il possesso per creare pericoli. Proprio per questo il primo tempo si rivela equilibrato e scarno di occasioni da raccontare. La Spagna però sa autoricrearsi trovando una maniera differente di andare a rete: sugli sviluppi di calcio d’angolo, con i norvegesi ben più abili nel gioco aereo, Saul Niguez è bravo a rimanere fuori area per sfruttare l’intelligente scarico di Sergio Busquets, per lo 0-1 che sa già di sentenza. Al contrario di altre volte però, i norvegesi reagiscono e anzi si sbilanciano con fiducia per cercare il gol, affiancando la stazza di Alexander Sörloth a Joshua King per sfruttare i cross dalle fasce. Il terzino dell’Olympiacos, Omar Elabdellaoui, migliore in campo per i suoi, continua con le sue progressioni sfruttando una difesa lenta e spesso in affanno. Il coach delle furie rosse, Robert Moreno, effettua un cambio contenitivo al minuto 88, togliendo Juan Bernat per Inigo Martinez, che è un difensore centrale e non ha la stessa rapidità. Così, su un lancio lungo in pieno recupero, quasi disperato, è proprio Martinez a addormentarsi su Elabdellaoui, che gli sfreccia alle spalle, lo anticipa e viene atterrato. È calcio di rigore e King spiazza con facilità Kepa, concludendo di fatto il match con un risultato prestigioso e meritato.

Con questa carica psicofisica, la trasferta di Bucarest, seppur complicata, appariva meno difficile di quanto si potesse pensare qualche tempo prima, contro una nazionale che lottava per il medesimo obiettivo. La partita si rivela sin da subito diametralmente opposta alla precedente: la Norvegia, con il medesimo schema, tiene il possesso palla mentre la Romania prova a far male con la qualità dei suoi brevilinei. Il primo tempo è privo di azioni pericolose e si conclude sullo 0-0. Così come all’Ullevaal, la Norvegia si addormenta a inizio secondo tempo e regala agli avversari un quarto d’ora, quello che serve alla Romania per attaccare con convinzione e qualità: George Puscas sbaglia un rigore al 52°, ma dieci minuti dopo Alexandru Mitrita fa dimenticare l’amarezza con un gran sinistro a giro. Con i terzini impauriti dagli esterni d’attacco degli avversari, tocca ai centrocampisti farsi carico della manovra offensiva. La Norvegia, che con l’ingresso di Sörloth si era riportata su un più offensivo 4-3-3, rialza il baricentro mettendo addirittura quattro attaccanti, con Bjørn Johnsen che preleva Ole Selnæs. Il 4-2-4 regge tanto che Lägerback capisce di dover continuare con lo spirito offensivo: in questa logica, toglie Markus Henriksen per inserire Mathias Normann, il quale – centrocampista del Rostov entrato nel giro della nazionale maggiore dallo scorso agosto – tende a spostarsi sulla parte destra del campo per fare gioco. Su una di queste sovrapposizioni, un suo cross crea i presupposti per il pareggio di testa di Sörloth: il centravanti del Trabzonspor schiaccia perfettamente di testa e lascia un filo di speranza a tutta la Norvegia. Da segnalare l’ottima prestazione di Martin Ødegaard, un ragazzo ritrovato al 100%: con cinque tiri totali e una costante attività nella metà campo avversaria ha creato gioco nonostante la spigolosità dell’incontro.

Guardando, purtroppo, alla classifica del girone F, le speranze per la nazionale sono residue: con la Spagna in testa a 20 punti (e già qualificata nonostante il pareggio in Svezia per 1-1), dietro la lotta a tre sta per divenire a due: la Svezia segue a 15 punti, con la Romania a 14 che avrà la possibilità di invertire le cose tra 29 giorni, a Bucarest, contro gli scandinavi. La Norvegia resta ad 11 punti con due match da giocare, contro Far Oer e Malta: anche vincendo entrambi gli incontri e raggiungendo quota 17 punti, l’unica speranza di Lägerback e dei suoi uomini è quella di un pareggio tra le due squadre nello scontro diretto e in una vittoria spagnola contro la Romania nel turno successivo. Resterebbe però lo scoglio legato ai cugini svedesi, che potrebbero perdere punti con i romeni ma si ritroverebbero all’ultimo match contro le Far Oer, a Stoccolma, e potrebbero così chiudere la pratica. Nonostante le sensazioni positive quindi, la “strada maestra” per raggiungere gli Europei pare preclusa: fortunatamente, questa nazionale sì promettente ma ancora non del tutto concreta avrà comunque a disposizione la “porta di servizio” degli spareggi di Nations League dove, oltre a provare a dimostrare la propria maturità, potrà battersi per uno degli ultimi quattro posti disponibili alla fase finale dell’Europeo.

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