Il Rosenborg chiude il girone d’andata
d’Europa League senza racimolare alcun punto. Nel computo del gruppo D, la
squadra di Eirik Horneland viene sconfitta al José Alvalade di Lisbona per 1-0,
per mano dello Sporting, restando così il fanalino di coda.
Immagine da rbk.no |
Il match è uno dei più caldi del
turno, soprattutto per gli scossoni dei Leoes biancoverdi: lo Sporting infatti ha
deciso, durante la settimana, di non avere più rapporti con i due gruppi organizzati
di ultras, autori di atti sciagurati negli ultimi anni e in perenne protesta
verso la presidenza. Così, in un clima teso e con uno stadio semivuoto, i
campioni di Norvegia possono provare a mettere zizzania, visto che l’inizio
stagione dei lusitani è ben lungi dal definirsi positivo.
Il Rosenborg invece stenta a reagire
alla manovra dello Sporting, restando spesso sottocoperta e dovendo difendere
contro un fraseggio veloce e di qualità: per un tempo, il gioco posizionale
premia, nonostante alcune conclusioni e alcuni cross pericolosi, provocati
soprattutto dal terzino argentino Marcos Acuna sulla fascia sinistra. Il
ritorno di Vegar Hedenstad aiuta a non imbarcare più del dovuto, ma l’uscita
palla è difficoltosa soprattutto nei primi quarantacinque minuti. L’unica
occasione degna di nota arriva al 32°, quando su un angolo ben calciato da Mike
Jensen i difensori portoghesi pasticciano e spediscono il pallone sulla
traversa, rischiando l’autogol. Nel secondo tempo la musica, e la zona dove lo
Sporting decide di attaccare, non cambiano, tanto che il gol giunge, seppur
sfortunosamente, su un cross dalla sinistra. Luciano Vietto prova a rientrare
sul destro, con un cross deviato da David Akintola: si alza un campanile e il
pallone viene schiacciato di testa d Yannick Bolasie (ottimo soprattutto nel
secondo tempo), che sfrutta la sfortunata deviazione di Even Hovland e mette a
segno l’1-0.
Il Rosenborg prova a reagire, alza il
baricentro e si rende pericoloso con alcuni cross dalla destra e con un’incursione
del subentrato Pål André Helland, ma è tutto vano e i portoghesi trionfano.
Immagine da dagbladet.no |
Traendo un primo bilancio sul girone d’andata
di questa Europa League, sin qui deludente per i norvegesi, possiamo comunque
ritrovare alcuni spunti positivi, soprattutto in vista del girone di ritorno,
nel quale il Rosenborg potrà provare a mostrare un altro viso e un altro
approccio alle partite nei match casalinghi contro Sporting e Linz. Di fatto,
in un girone molto complicato: delle tre compagini affrontate, l’unica
abbordabile pareva l’esordiente Linz che però, pur non partendo di certo con i
favori del pronostico, si sta dimostrando avversario ostico per tutti, Sporting
Lisbona compreso. La trasferta portoghese sembrava proibitiva antecedentemente
ai sussulti della società, mentre nel match del Lerkendal contro il PSV si
sperava o nel miracolo, come accadde due anni fa nei preliminari di Champions
League contro l’Ajax, o almeno di salvare la faccia. A ciò, va aggiunta l’assenza
di Hedenstad proprio contro gli olandesi, costringendo a una tattica “di
fortuna” con Birger Meling sulla destra e Anders Trondsen, che di base è un
centrocampista, su quella sinistra. Molte ripartenze pericolose, con la squadra
totalmente squlibrata, sono arrivate per questi scompensi, fattore che non deve
essere una scusa ma che di certo non ha aiutato a limitare i danni.
C’è quindi modo, e tempo,
per risalire la china nel girone e provare ad infastidire le grandi.
Schema tattico del Rosenborg |
Da un punto di vista
squisitamente tattico, risulta incorretto affermare che il Rosenborg non abbia
un’idea di gioco e non provi, coi suoi mezzi, a impensierire gli avversari.
Sebbene manchi la qualità di un tempo, con un campionato che non sforna più
talenti come un ventennio fa, il merito di Horneland è proprio quello di aver
dato un certo equilibrio tattico senza riformulare l’assetto a ogni partita.
Mantenendo quella che era l’idea ingebrigtseniana, basata su un 4-3-3
pragmatico e camaleontico, i principi tattici dell’ex Haugesund hanno sposato
quanto di buono fatto dal suo predecessore. Partendo da André Hansen, un ottimo
estremo difensore, che più di qualche volta ha tolto le castagne dal fuoco dei
suoi, il Rosenborg ama giocare con una difesa solida in cui il terzino destro,
nella fattispecie Hedenstad, attacca meno e con più sapienza, restando più
vicino ai difensori centrali. Dall’altra parte invece, Meling si alza in
maniera più costante diventando una possibilità d’uscita palla quasi immediata.
Il centrocampo è “misto”, ovvero presenta tre profili diversi: Marius Lundemo
ha convinto e sta attuando il ruolo di mediano, piazzandosi al centro nei tre e
fungendo da frangiflutti, aiutato sia dalla qualità di Jensen nella conclusione
e nell’inserimento che gli permette di andare dentro con più facilità, sia dal
fisico e dalla progressione di uno tra Gjermund Åsen ed Emil Konradsen, che riescono a
garantire copertura ma anche strappi interessanti. In attacco, gerarchia
piuttosto chiara: sulle fasce giocano Adegbenro e Akintola, che hanno movimenti
verticali e dribbling nelle loro corde, rivelandosi di certo tra i calciatori
capaci di fare la differenza anche in terreno europeo. Come numero nove, ci si
affida al fisico ed ai colpi di testa di Alexander Søderlund, con Bjørn Maars
Johnsen panchinaro di lusso che sta pian piano entrando nelle rotazioni. Con
uno schema così, i contrasti e le uscite palla in fase difensiva sono la chiave
per non subire l’avversario: quando ha voluto – e dovuto – reagire, il
Rosenborg ha saputo alzare il baricentro anche con avversarie più complicate,
dimostrando di avere qualità per poter andare alla conclusione. Se mantenere un
certo tipo di ritmo può essere un’incognita, provare a essere più incisivi
anche nei momenti più duri potrebbe infastidire l’avversario. Lo stesso
Akintola, un giovane in cerca di consacrazione, in Europa ha faticato a
effettuare alcuni movimenti verticali di cui è capace, risultando meno
incisivo. Se il Rosenborg riuscisse a sfruttare le sue doti in ripartenza, con
alcuni passanti verticali che non scombussolano il blocco basso e la copertura
degli spazi, si potrebbe di certo trovare un altro modo per attaccare in alcuni frangenti della partita, anche
quando non si controlla il possesso. La partita di giovedì 7 novembre, contro
lo Sporting al Lerkendal, potrebbe già farci capire come Horneland abbia
cercato di modificare e migliorare alcuni aspetti della sua squadra.
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