domenica 21 ottobre 2018

A quattr’occhi con Patrick Mortensen, attaccante del Sarpsborg 08: “Giocare a Istanbul è stato un sogno, ma qui nessuno dimentica da dove veniamo!”

È sicuramente l’uomo del momento in Norvegia, se non una divinità dalle parti di Sarpsborg, cittadina di 50.000 abitanti nella Contea di Ostfold nella cui squadra, il Sarpsborg 08, oggi qualificata ai gironi di Europa League, lui milita: parliamo di Patrick Mortensen, ventinovenne attaccante danese che con il gol di Rijeka ha portato una piccola realtà del calcio norvegese ai piani alti del calcio continentale. E ha continuato a farla sognare con la doppietta nel 3-1 casalingo contro il Genk, la prima vittoria della fase a gironi dopo due partite. Noi ci siamo messi in contatto con lui, che ci ha gentilmente concesso un’ampia intervista: oltre alle emozioni provate, abbiamo chiesto a Patrick cosa si celi dietro la scalata di una piccola città operaia così vicina (73 km) ma così distante per usi e costumi dalla capitale Oslo. Lui si è dilungato nel raccontarci il contesto e le strategie societarie oltre a raccontarci la sua storia da calciatore.

L'anno di Patrick Mortensen al momento: 24 presenze e 9 gol in campionato, 10 presenze e 6 gol in Europa League tra playoffs e fase a gironi. In totale 15 gol, superando qualsiasi record precedente. Fonte foto: nettavisen.no



Patrick, sei qui dal 2015, hai segnato 6 gol nei primi sei mesi qui, poi però il tuo score è iniziato a crescere a dismisura fino a quest’anno, in cui hai già segnato 15 gol di cui 6 in Europa League. C’è qualcosa di magico a Sarpsborg che ti ha portato così in alto? 

Mah, i primi sei mesi furono tutt’altro che soddisfacenti: dopodiché è dal 2017 che ho notato un vero e proprio cambiamento, anche perché l’allenatore scelse di cambiare la nostra maniera di giocare e di pressare l’avversario. Bisognava aggredire alto l’avversario per più tempo possibile con una marcatura a uomo a tutto campo. È quello che tutt’ora ci rende speciali e mi permette di essere così performante: recuperiamo palla alti, io sono più vicino alla porta e per l’avversario c’è meno equilibrio difensivo.

Fonte. sa.no


Come ti senti di descrivere la crescita del Sarpsborg in questi anni? In tre anni siete passati dall’undicesimo posto in campionato ai gironi di Europa League. 


È stato un processo incredibile, mi sono trovato negli anni in cui tutto stava iniziando, per vari motivi: la società è piccola così come il budget, quindi deve pensare in maniera “diversa” per raggiungere certi obiettivi. Quindi per prima cosa si è deciso di investire sui giovani delle divisioni inferiori, che assicuravano talento non ancora sbocciato e costi contenuti. A ciò si è unito il fatto che il club è riuscito a vendere tre talenti in un anno e mezzo incassando 50 milioni di corone norvegesi (all’incirca 6 milioni di euro, ndr). Poi c’è da dire che tutti nel club hanno seguito la stessa linea, senza problemi: potresti parlare con chiunque, fino ai volontari, per capire che tutti si sono spesi nello sviluppo della squadra. Poi viene il terzo aspetto, forse il più importante, l’umiltà. Sarpsborg è una città operaia, qualsiasi cosa faremo, anche in Europa League, non farà perdere alla gente la bussola, quindi anche in società non ci saranno spese folli. Tutti sanno da dove vengono al Sarpsborg 08, i piedi sono ben piantati per terra.



La festa dopo uno dei gol al Genk di Giovedì scorso. Fonte:https://nordjyske.dk



Descriviti al pubblico italiano come giocatore, giacché non tutti ti conoscono alla perfezione. 

Attaccante puro, alto e forte fisicamente, segno tanto di testa. Mi piace proteggere la palla, soprattutto con l’avversario alle spalle, in modo da scaricare la palla sulle fasce e poi correre verso l’area di rigore. Mi definisco compagno di squadra con la C maiuscola. Mi faccio il cosiddetto mazzo e combatto sempre con i difensori.

Cosa hai pensato dopo il gol realizzato al Rijeka che stava virtualmente dando ai tuoi l’occasione di qualificarsi ai gironi di Europa League? 

Fantastico, anche se il gol non fu bellissimo, ma importantissimo. Dopodiché difendemmo per i restanti 10 minuti, 4-5-1 e lotta fino alla fine!



Com’è stato giocare nella Vodafone Arena di Istanbul e quale idea ti sei fatto sul percorso di questa squadra? 

È stato un sogno divenuto realtà: se pensi agli stadi dove l’atmosfera ti cattura, c’è questo stadio o Stamford Bridge. Quanto a noi, sappiamo di essere gli underdog del girone, la vera e propria cenerentola, ma la trovo una cosa positiva. Possiamo giocare con la mente sgombra e rilassata. Le altre devono vincere contro di noi e noi dovremo dare il nostro meglio o forse più per ottenere qualche risultato. Abbiamo qualche chance se vinciamo delle partite in casa: a Sarpsborg il campo è sintetico, se non sei abituato diventa difficile giocarci.



Il simbolo della squadra è il coach Geir Bakke: tatticamente come vi organizza e quali sono secondo te le sue predisposizioni? 

È un allenatore che lascia tanta libertà davanti se, e dico se, la difesa lo permette. Come dicevo, vuole pressare sempre molto alto, quindi, se riusciamo ad avere il possesso, abbiamo vari modelli per organizzarci offensivamente pur rimanendo liberi di muoverci. Se questo pressing non va in porto, preferisce che tutti corrano verso la propria porta e stiano bassi, stretti e compatti. Si preoccupa di tutti, ascolta molto anche fuori dal campo. È una persona che negli spogliatoi scherza e sta lì a sentire le nostre storie pur mantenendo comunque una grande autorità, aspetto sempre fondamentale. 


Il coach Geir Bakke abbraccia Patrick Mortensen. Fonte rbnett.no





Due giocatori del Sarpsborg, Tobias Heintz e Kristoffer Zachariassen, sono già nel giro della nazionale U21 norvegese e sembrano due ottimi prospetti per il calcio norvegese ma non solo. Da giocatore più esperto, cosa ne pensi? 

Per prima cosa, fa piacere sapere che siano osservati non solo in Norvegia, lo meritano. Dico che per me Doff (Zachariassen, ndr) ha superato davvero alcuni paletti e se continua così sarà il prossimo a lasciare questa squadra per proseguire il processo di crescita.

Mortensen e Doff (Zachariassen). Fonte: www.maccabi-tlv.co.il


Sei cresciuto a Copenaghen muovendo i tuoi primi passi da calciatore nel Fremad Amager, un’isola parte dell’area metropolitana della capitale danese. Che tipo di vita fa un bimbo dei sobborghi di Copenaghen che cresce col sogno di diventare calciatore? 

Penso che viva come qualsiasi altro ragazzo: sono cresciuto in un buon quartiere, casa mia era dietro un complesso di 10 campi da calcio, quindi posso affermare di aver vissuto sul terreno di gioco sin da quando ero piccolissimo. Ho due fratelli più piccoli che come me son diventati calciatori. Il più grande dei due giocava in prima divisione danese, poi sfortunatamente la sua squadra è retrocessa ed ora gioca in seconda divisione. Il più piccolo ne ha 14, ma tutta la famiglia ci spinge a realizzarci sempre di più dandoci tantissimo supporto.

Cosa ci dici invece di Sarpsborg? Tanti italiani ci chiedono sempre informazioni sulla Norvegia, sulla possibilità di lavorarci.. 

Trovo che la cultura qui sia simile a quella danese. Se ti sposti più a nord magari conduci una vita più “wild”, immerso nella natura e nella pesca. Il lavoro però c’è, la disponibilità è ampia, anche se non sono così esperto da sapervi consigliare.
 
Grazie Patrick!










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