Ci
siamo messi in contatto con il bomber dello Stabæk Anthony Ohi Omoijuanfo,
uno dei talenti più cristallini di Eliteserien che ha esordito in
nazionale lo scorso anno (13 Giugno 2017, Norvegia-Svezia 1-1): spesso
paragonato a John Carew per stazza e fiuto del gol, Ohi con grandissima
disponibilità ha fatto una chiacchierata ad ampio spettro con noi durante la
quale ci ha confermato anche che ben tre squadre di Serie A lo avevano cercato
la scorsa estate ma che poi, con suo grande dispiacere, non se ne è fatto di
nulla. Omoijuanfo ci ha parlato anche della Norvegia come paese
tout-court e, essendo lui di origini nigeriane, ci ha detto la sua anche sulla
situazione degli immigrati in quel paese.
Omoijuanfo in azione contro il Lillestrøm (foto FootballKanalen.com) |
Ciao
Ohi, sei un attaccante moderno: grande fisico ed un ottima tecnica palla al
piede condita da un’ampia conoscenza dello spazio nel quale inserirsi. Quando
hai capito di essere un attaccante?
In realtà ho iniziato giocando in varie posizioni:
ero un’ala, diventai centrocampista centrale e non ho cambiato fino a due anni
fa, quando capii di essere un attaccante. Da lì ho iniziato a crescere sempre
più anche se la pressione gioca brutti scherzi: ho esordito in Eliteserien a 16
anni, segnando anche un gol e diventando il più giovane marcatore della lega.
Da allora, chiaramente, tutti si aspettano grandi cose da me.
A
proposito di pressione, giochi in effetti in una squadra che nel 2008 vinse il
titolo e nella quale lo scorso anno hai segnato 17 reti. Come si vive la
pressione lì nello Stabæk?
Lo Stabæk vuole sempre mostrare la sua identità sia
come gioco che come centro di formazione di talenti. C’è una scuola calcio
incredibile con tantissimi ragazzini interessanti: in testa c’è lo sviluppo di
tutto il club che deve portare a scalare sempre più la classifica. Si tratta
comunque di una realtà piccola rispetto alle big di Norvegia, quindi la
pressione per essere sempre lì davanti non c’è ed anzi gli exploit creano delle
sensazionali sorprese.
Omoijuanfo nel centro d'allenamento dello Stabæk (foto dagbladet.no) |
In
Italia i luoghi comuni parlano sempre del vostro calcio come fisico e null’altro.
È secondo te l’unica prerogativa per imporsi a quelle altitudini?
È
corretto paragonarti a John Carew? In fin dei conti, siete piuttosto simili! Ma,
soprattutto, quanta pressione ti mette questo confronto?
È giusto paragonarci perché siamo simili, questo
si. Penso che lui sia stato ben più forte di me anche se a livello tecnico
penso di essere migliore soprattutto grazie ai differenti ruoli che ho
ricoperto.
Quali
club ti cercarono in Serie A nell’estate 2017? Si è parlato molto di te...
Mi hanno cercato Palermo, Udinese e Crotone, anche
se non hanno mai presentato un’offerta concreta. Mi è dispiaciuto, sognavo di
giocare da voi in Serie A.
Dopo
i 17 gol lo scorso anno, quali obiettivi ti sei posto?
Crescere quanto più possibile segnando quanto la
passata stagione se non di più. E chiaramente giocare in modo da potermi
trasferire in un campionato più competitivo per continuare questo
processo.
In
Europa c’è stato un periodo di grande accoglienza verso tutti che ha permesso a
tanti popoli di crescere e variegarsi: ne sei un bellissimo esempio essendo
nato in Norvegia da origini nigeriane. Adesso molti popoli stanno costruendo
dei “muri” diventando sempre più razzisti: qual è la situazione
norvegese?
Trovo
che la Norvegia sia un gran paese, dove tutti amano la privacy ma sono aperti e
di buon cuore per accogliere. Non è comunque perfetto, perché anche qui il
razzismo esiste nonostante le esperienze positive siano di più di quelle
negative. Si cerca di liberarsi da quest’atteggiamento ma vi sono
tuttora persone che si sentono diverse dagli immigrati e dal paesaggio
multiculturale dei nostri tempi.
Omoijuanfo all'interno del Nadderud Stadion (foto OwnGoalNigeria.com) |
Chi
è Ohi Omoijuanfo fuori dal campo: cosa ami fare?
Sono
un ragazzo normalissimo, mi piace stare a casa a guardare delle serie tv o a
giocare a Fortnite e Fifa alla ps4. A tutto ciò si aggiunge l’allenamento per provare a
essere sempre migliore.
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