martedì 28 agosto 2018

A quattr’occhi con Ohi Omoijuanfo: “In Italia mi cercarono la scorsa estate, ma non si concretizzò nulla. Sono rimasto per confermarmi!”


Ci siamo messi in contatto con il bomber dello Stabæk Anthony Ohi Omoijuanfo, uno dei talenti più cristallini di Eliteserien che ha esordito in nazionale lo scorso anno (13 Giugno 2017, Norvegia-Svezia 1-1): spesso paragonato a John Carew per stazza e fiuto del gol, Ohi con grandissima disponibilità ha fatto una chiacchierata ad ampio spettro con noi durante la quale ci ha confermato anche che ben tre squadre di Serie A lo avevano cercato la scorsa estate ma che poi, con suo grande dispiacere, non se ne è fatto di nulla. Omoijuanfo ci ha parlato anche della Norvegia come paese tout-court e, essendo lui di origini nigeriane, ci ha detto la sua anche sulla situazione degli immigrati in quel paese.



Omoijuanfo in azione contro il Lillestrøm (foto FootballKanalen.com)






Ciao Ohi, sei un attaccante moderno: grande fisico ed un ottima tecnica palla al piede condita da un’ampia conoscenza dello spazio nel quale inserirsi. Quando hai capito di essere un attaccante? 

In realtà ho iniziato giocando in varie posizioni: ero un’ala, diventai centrocampista centrale e non ho cambiato fino a due anni fa, quando capii di essere un attaccante. Da lì ho iniziato a crescere sempre più anche se la pressione gioca brutti scherzi: ho esordito in Eliteserien a 16 anni, segnando anche un gol e diventando il più giovane marcatore della lega. Da allora, chiaramente, tutti si aspettano grandi cose da me. 

A proposito di pressione, giochi in effetti in una squadra che nel 2008 vinse il titolo e nella quale lo scorso anno hai segnato 17 reti. Come si vive la pressione lì nello Stabæk? 

Lo Stabæk vuole sempre mostrare la sua identità sia come gioco che come centro di formazione di talenti. C’è una scuola calcio incredibile con tantissimi ragazzini interessanti: in testa c’è lo sviluppo di tutto il club che deve portare a scalare sempre più la classifica. Si tratta comunque di una realtà piccola rispetto alle big di Norvegia, quindi la pressione per essere sempre lì davanti non c’è ed anzi gli exploit creano delle sensazionali sorprese.  

 

Omoijuanfo nel centro d'allenamento dello Stabæk (foto dagbladet.no)


 
In Italia i luoghi comuni parlano sempre del vostro calcio come fisico e null’altro. È secondo te l’unica prerogativa per imporsi a quelle altitudini? 

Si e no. Dipende dove giochi: lo Stabæk ama giocare palla a terra, quindi devi essere tecnicamente preparato e tanto sveglio da capire velocemente il gioco. In altre realtà molto spesso si gioca palla lunga verso la punta quindi devi riuscire ad essere pronto anche per questeventualità.



 

È corretto paragonarti a John Carew? In fin dei conti, siete piuttosto simili! Ma, soprattutto, quanta pressione ti mette questo confronto? 

È giusto paragonarci perché siamo simili, questo si. Penso che lui sia stato ben più forte di me anche se a livello tecnico penso di essere migliore soprattutto grazie ai differenti ruoli che ho ricoperto. 

Quali club ti cercarono in Serie A nell’estate 2017? Si è parlato molto di te...

Mi hanno cercato Palermo, Udinese e Crotone, anche se non hanno mai presentato un’offerta concreta. Mi è dispiaciuto, sognavo di giocare da voi in Serie A. 

Dopo i 17 gol lo scorso anno, quali obiettivi ti sei posto? 

Crescere quanto più possibile segnando quanto la passata stagione se non di più. E chiaramente giocare in modo da potermi trasferire in un campionato più competitivo per continuare questo processo.  

In Europa c’è stato un periodo di grande accoglienza verso tutti che ha permesso a tanti popoli di crescere e variegarsi: ne sei un bellissimo esempio essendo nato in Norvegia da origini nigeriane. Adesso molti popoli stanno costruendo dei “muri” diventando sempre più razzisti: qual è la situazione norvegese? 

Trovo che la Norvegia sia un gran paese, dove tutti amano la privacy ma sono aperti e di buon cuore per accogliere. Non è comunque perfetto, perché anche qui il razzismo esiste nonostante le esperienze positive siano di più di quelle negative. Si cerca di liberarsi da questatteggiamento ma vi sono tuttora persone che si sentono diverse dagli immigrati e dal paesaggio multiculturale dei nostri tempi.


Omoijuanfo all'interno del Nadderud Stadion (foto OwnGoalNigeria.com)


Chi è Ohi Omoijuanfo fuori dal campo: cosa ami fare? 

Sono un ragazzo normalissimo, mi piace stare a casa a guardare delle serie tv o a giocare a Fortnite e Fifa alla ps4. A tutto ciò si aggiunge lallenamento per provare a essere sempre migliore.






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